Il segretario dem commenta l'addio della corrente renziana: "Ci dispiace. Ma ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese". Il pensiero di Franceschini carpito in un fuori onda con una ministra tedesca. Rosato: "Era difficile fare politica, il governo non rischia".
Nicola Zingaretti pensa che l'addio di Matteo Renzi al Pd sia un errore. "Ci dispiace. Un errore. Ma ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Pd", scrive in un tweet il segretario Pd a commento dell'intervista pubblicata da La Repubblica. Zingaretti aggiunge su Facebook che è "un errore dividere il Pd, specie in un momento in cui la sua forza è indispensabile per la qualità della nostra democrazia".
Dario Franceschini, invece non ha voluto commentare l'addio di Renzi. Ha ribadito su Twitter quello che aveva scritto ieri: "Nel 21-22 il fascismo cresceva sempre più. Popolari socialisti liberali avevano la maggioranza in Parlamento, fecero nascere i governi Bonomi, Facta1, Facta2. La litigiosità e le divisioni li resero deboli sino a farli cadere facendo trionfare Mussolini. La storia dovrebbe insegnare".
Ma il suo pensiero è stato carpito in un fuori onda durante l'incontro con la collega tedesca Michelle Müntefering, prima del bilaterale alla Triennale. In un dialogo intercettato dai giornalisti e registrato dalle telecamere all'arrivo della ministra, lei chiede: "What is Renzi doing now?" (Cosa sta facendo Renzi ora?), e lui risponde: "Today it's a big problem", (Oggi è un grande problema). Il ministro della Cultura ha aggiunto: "Loro hanno deciso di uscire dal partito senza motivo. È difficile capire le ragioni. Lui continua a sostenere il governo, ma potrebbe essere un problema".
Replica anche Enrico Letta, che Renzi aveva rudemente apostrofato nella sua intervista,definendo "un'idiozia" un suo intervento. "Ho letto in treno quindi con più attenzione e senza distrazioni l'intervista di Matteo Renzi a Repubblica. Cercavo soprattutto le ragioni quelle profonde e politiche della scissione dal Pd. Non le ho trovate", dice l'ex presidente del Consiglio.
"Non è stata una scelta facile per nessuno di noi a cominciare da Renzi. - commentava invece i renziano Ettore Rosato a Omnibus su La 7 - Io sono stato uno dei soci fondatori del Pd e non ho mai fatto politica 'per' il partito ma 'con' il partito. Intendo dire che il partito è uno strumento della politica, non il fine della politica. Ogni collega deciderà in autonomia, nelle prossime ore verranno formalizzati i gruppi, in maniera da essere chiari e non dare adito a discussioni che non hanno senso". Rosato però ha assicurato che "il governo non rischia".
"Siamo un gruppo affiatato di amici - ha aggiunto Rosato - in sintonia tra di loro, che pensano si possa fare politica senza avere la necessità di perdere il 90% del tempo in discussioni. Vogliamo cambiare, dedicando il nostro tempo ai bisogni del Paese, dove c'è tanto da fare. Il Pd avrà maggiore libertà di assumere una sua identità, senza più avere una discussione permanente al suo interno su cosa farà Renzi. Tutti possiamo fare un percorso parallelo in maniera molto più serena, rispetto a quanto non siamo riusciti a fare in questi anni".
"Non voglio fare polemiche - ha concluso il vice presidente della Camera - ma solo ricordare che ogni volta che Renzi assumeva una posizione, c'era chi nel Pd gli diceva 'non devi parlare, perché deve parlare Zingaretti'. Così è difficile fare politica. Ora abbiamo davanti le elezioni regionali. Avremo un campo sul quale lavorare insieme, a cominciare dalle iniziative del governo e del Parlamento". Lo stesso Renzi torna sul suo annuncio su Facebook. "C'è uno spazio enorme per una politica diversa. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Questo spazio attende solo il nostro impegno", scrive l'ex segretario del Pd.
Un partito senza leadership non esiste, deve incarnare anche una comunità. Non serve solo un leader, serve una classe di governo. Una leadership senza una comunità diventa un po' temporanea", replica però il ministro degli Affari europei, Vincenzo Amendola, intervistato a Radio Capital. E Pippo Civati spiega: "Scissione Renzi? Suo partito simile a quello di Calenda, per Calenda non sarà una bella giornata. La verità è che quando faranno la legge elettorale proporzionale si tornerà a votare. Il Pd col proporzionale non c'è più. Se non c'è più un sistema elettorale che polarizzi su grandi partiti, è normale che ognuno si metta in proprio". Uno dei renziani che sembrano intenzionati a seguire il leader nella sua nuova avventura, Emanuele Fiano, commenta quasi sconfortato: " "Quel sogno infranto sempre di una sinistra unita".
Anche Achille Occhetto è sconcertato dalla scelta di Renzi e dice: "Il poeta per manifestare la sua emozione di fronte all'alba sul mare scrisse 'm'illumino di immenso'. Di fronte a Renzi io posso solo dire: 'Non ho parole'". Commenta anche il regista Gabriele Muccino: "L'ego smisurato di Matteo Renzi è il suo demone di cui non sa nè vuole liberarsi. - dice - Non ha imparato nulla dai suoi errori compulsivi e perseverare è diabolico. Peccato che abbia fatto male a tutti e ne farà ulteriormente a sè stesso. Buon Viaggio".
Nel frattempo si schierano anche alcuni sindaci del Pd. Decidono di restare nel Pd due amministratori importanti come Giorgio Gori e Dario Nardella. E si schiera contro la scissione anche Matteo Ricci, sindaco di Pesaro. "Un errore enorme la scissione di Renzi.
Non credo nei partiti personali e le divisioni portano sempre male. I sindaci popolari aggregano, non dividono. Per questo credo rimarremo tutti nel Partito Democratico che, a maggior ragione, vogliamo riformista e maggioritario (non il PDS)", scrive su Facebook.
Chi non ha dubbi è la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova. Lei, già indicata come la capodelegazione del nuovo partito in Consiglio dei ministri, va con Renzi. ". Sto con Matteo Renzi. E' un progetto politico ambizioso. Guarda al futuro del Paese e dell'Europa, nel tentativo di interpretare e catalizzare quello che nella società italiana nasce e si muove e non trova più interlocutori competenti, affascinanti e credibili tra le forze politiche. Per questo la parola scissione è fuori luogo e pericolosa per interpretare quello che sta avvenendo. Non è scissione ma sincera presa d'atto di una difficoltà di coesistenza tra anime diverse che in questi anni si è fatta sempre più evidente", dice la ministra.
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