Una volontaria ha pubblicato un post su Facebook criticando la capitana Carola e le ONG. L’abbiamo raggiunta telefonicamente. “Esiste l’Africa, quella che muore ogni giorno nei propri villaggi, alla quale le è stata strappata la dignità da chi continua incessantemente a fare business sulla loro pelle, dai potenti del mondo e dai furbetti come quelli della SeaWatch3”.
Quella che avete appena letto è solo una parte di un lungo post pubblicato da Venere Fiorenza di Leo, cofondatrice e coordinatrice delle sedi Steadfast.
Venere è una ragazza di 37 anni che si occupa di volontariato in maniera attiva da 6 anni. La prima missione nel 2002 in Mexico, dopodiché ha partecipato a missioni di volontariato nei paesi del sud Italia colpiti da terremoti.
Oltre in Italia, dove da più di dieci anni si occupa di disabilità, la sua principale area operativa è in Nigeria. Da quest’anno opera anche in Zimbabwe e Mozambico.
Il post che ha pubblicato ha avuto quasi 6mila like e oltre 9mila condivisioni. Ho deciso di contattarla per farle qualche domanda e capire, grazie a chi vive direttamente il problema di quelle popolazioni, le possibili soluzioni.
Ciao Venere e grazie per la tua disponibilità. “Non esiste nessuna capitana eroina, nessun migrante in fin di vita sulla barca e nessun esponente del Pd dal cuore d’oro”. Partiamo da qui, che idea ti sei fatta riguardo alla vicenda Sea Watch?
Essenzialmente, sono fortemente convinta che, dopo più di 3 anni, questa vicenda dei migranti provenienti dalla Tripolitania non sia più una situazione emergenziale, bensì strutturale.
Sfortunatamente queste ONG, forse anche inconsapevolmente, alimentano con il loro operare quello che ormai è, a tutti gli effetti, un vero e proprio fenomeno di tratta di esseri umani.
Benché si dica, in maniera erronea, l’inverso, il “Pull Factor” è un fenomeno ampiamente dimostrato. La Sea Watch ha, inoltre, operato in maniera del tutto irresponsabile, violando le leggi di uno stato sovrano. Davvero inaccettabile.
Hai scritto: “È stato studiato tutto a tavolino fregando e trascinando molti di voi nel calderone mediatico”, sono dichiarazioni molto forti, cosa intendi esattamente?
Leggendo bene l’evolversi degli eventi, mi sembra evidente si possa parlare a tutti gli effetti di gesto politico. Chi tiene alle vite umane non prende decisioni che mettono a rischio la vita delle persone e in questa storia abbiamo assistito a più episodi perlomeno discutibili.
Prima, con gli stessi migranti sopra l’imbarcazione è stato deciso di stazionare per tutto quel tempo davanti all’isola di Lampedusa facendo su e giù in mare pur di sbarcare proprio lì.
Infine, la forzatura dello sbarco che ha messo a rischio la vita delle forze dell’ordine, che stavano compiendo solo il loro dovere, e dei migranti stessi. In quei frangenti sarebbe potuto accadere di tutto e lascia un forte sospetto sulla poca trasparenza dell’operato della Sea Watch.
“Volontaria in Africa e orgogliosa della mia scelta”
Alla fine Carola è una volontaria come te, solo che lei ha scelto di lavorare su una nave e tu a terra, aiutaci a capire la differenza.Vorrei fare una precisazione a riguardo. Prima di tutto Carola è una professionista regolarmente stipendiata perciò è difficile poter inquadrare questo servizio come volontariato.
Per quanto riguarda le scelte, io mi sento orgogliosa della mia: aver scelto di portare il mio contributo in loco. Tutti amano la propria terra e quello che dobbiamo fornire a queste persone è la possibilità di viverla in serenità.
Se un africano vuole emigrare lo potrà fare come libera scelta seguendo le normative vigenti nel paese in cui vuole andare. Ma quello che è necessario è creare questa possibilità di scelta perché al momento è ovvio che non ci sia: servono scuole, ospedali, acqua potabile, lavoro.
Se li aiutiamo ad avere il necessario non ci sarà bisogno per loro di fare un viaggio pericoloso alimentando business illeciti. Non ha senso allo stato attuale delle cose vedere persone incensate perché li hanno salvati in mare.
Serve salvarli lì, dove sono, lavorare affinché la loro ricchissima terra trovi la via di uno sviluppo sostenibile e dar loro una vera possibilità di scegliere il futuro.
Esiste una concreta differenza tra il rifugiato e il migrante economico?
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