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sabato 27 luglio 2019
Gambiano muore travolto dal treno: i suoi connazionali devastano la stazione e pestano un passeggero
REGGIO EMILIA. Prima un piccolo gruppetto di amici che piangevano, poi – a mano a mano che la voce si diffondeva via chat nella comunità gambiana – la folla si è ingrossata ed è diventata violenta e imprevedibile.
La morte di Illyasa Badjie ha fatto scoppiare una vera e propria rivolta alla stazione, con momenti ad alta tensione e uno spiegamento di forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Si è sfiorata l’emergenza sociale. Il motivo? «Vogliamo la verità sulla morte di Illyase. Non crediamo alla versione dell’incidente. Vogliamo che la polizia indaghi».
La rabbia è scoppiata alle 18.30 in piazzale Marconi, protagonisti una decina di immigrati – tutti del Gambia – che hanno manifestato il loro dolore con grida e danneggiamento di oggetti. Quando sul piazzale sono arrivatele prime pattuglie della questura, ben presto raggiunte da polizia municipale e carabinieri, la protesta si era già trasformata in tumulto.
Un giovane di colore ha scagliato una bicicletta; un altro si è denudato e disteso a terra; altri ancora hanno gridato in faccia agli agenti. I rinforzi sono aumentati ma i rivoltosi si sono sparpagliati e hanno iniziato a muoversi lungo i sottopassaggi, spostandosi sui binari e in piazzale Europa in un disordinato andirivieni.
Alla fine, com’era prevedibile, la situazione è precipitata: nel sottopasso all’uscita di piazzale Europa un passante, un uomo che stava filmando con il cellulare, è stato aggredito e colpito a calci e pugni da otto stranieri, finendo a terra. Salvato dalle forze dell’ordine, è stato trasportato al pronto soccorso. Più tardi il treno locale, che arrivava da Guastalla alle 20.25, ha fischiato per far allontanare gli africani dal marciapiede.
«Quelli hanno iniziato una sassaiola contro il convoglio, con i viaggiatori chiusi dentro. Una follia», ha raccontato un passeggero. La polizia ha allestito un cordone di sicurezza in piazzale Europa, circondando i manifestanti diventati oltre una cinquantina, mentre il dirigente della Digos Luigi di Chicco ha intavolato una laboriosa trattativa cercando di calmare gli animi. Trattativa che si è protratta fino alle 21.30, tenendo in scacco la stazione ferroviaria per tre ore.
Ma qual è stato il motivo della rabbia distruttrice? Lontano da telecamere e cellulari, i gambiani hanno spiegato perché si sono sentiti offesi dalla rapida archiviazione del caso come l’incidente occorso a un ubriaco. E hanno raccontato un inquietante antefatto. «Il giorno prima Illyase ha spaccato una bottiglia e i vetri hanno toccato la gamba di una bambina che passava con il padre marocchino».
Tra il gambiano e il marocchino, residente con la famiglia in via Veneri, si sarebbe scatenato un violento litigio, conclusosi con una minaccia da parte del magrebino: «Devi morire». «Il giorno dopo – hanno proseguito i gambiani – la polizia cercava Illyase per quell’episodio». Sul binario 3-4 alla base di un palo di cemento che riporta il numero 51-52, ieri mostravano schizzi di sangue, che proseguono in diagonale su tutta la banchina, ma non sul binario. «Vedete le tracce di sangue? Come se qualcuno gli avesse preso la testa e gliela avesse spaccata». Un altro gambiano ha raccontato che poche ore prima, in piazzale Marconi, era seduto con Illyase. «Gli ho detto vai a dormire, altrimenti finisci nei guai».
Chiediamo cos’è accaduto secondo loro: un’aggressione? Un omicidio? «Non lo sappiamo. Illyase scappava, inseguito da qualcuno. Non si può morire così. Vogliamo che si indaghi: è pieno di telecamere qui, perché non le hanno guardate?»
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