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venerdì 8 febbraio 2019

Salvini dice no al patto dell'arrosticino. Dal centrodestra in Abruzzo la fotografia di una coalizione che non c'è più


Il vicepremier si tiene lontano da Berlusconi e chiarisce: "A Roma resto con M5S per cinque anni"

Non servono ulteriori indizi per definire quella di Pescara la fotografia di una coalizione che non c'è più. Seduti ai poli opposti dello stesso tavolo, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi intervengono alla conferenza stampa di chiusura di Marco Marsilio, candidato del centrodestra per le Regionali abruzzesi di domenica. E sebbene i sondaggi diano il senatore di Fratelli d'Italia per favorito, non si respira quell'entusiasmo che solitamente precede le vittorie annunciate.

"Non fatemi fare il patto degli arrosticini. È una partita molto abruzzese e identitaria, non è traslabile" al Governo del Paese. Perché c'è l'Abruzzo, e poi c'è la convivenza a Palazzo Chigi con il Movimento 5 Stelle che tanti dispiaceri continua a dare all'ex alleato Silvio Berlusconi. Insieme a Pescara ma diviso a Roma, il centrodestra cerca di apparire unito quanto basta per vincere la sfida elettorale di domenica, ma nei fatti la vicinanza fisica dei leader seduti allo stesso tavolo tradisce una distanza politica sempre più profonda.

A pochi metri dal Cav, Salvini non esita a rivendicare la sua alleanza con i grillini: "Ho firmato un contratto che onorerò fino in fondo. A livello locale - ha aggiunto riferendosi ai presenti - saremo alleati. A livello nazionale la mia parola vale più di 1000 sondaggi. Mi possono dire che la Lega è il primo partito. Potrei fare domani il presidente del Consiglio, ma intendo fare quello dell'Interno per 5 anni". Le posizioni sono note, con Berlusconi che non si sottrae alla parte del coniuge tradito nella coppia separata in casa: "Ha sbagliato a indirizzare la domanda a me, lo deve chiedere al ministro degli Interni" perché il centrodestra non sia unito a Palazzo Chigi, dice il leader di Forza Italia al giornalista. Giorgia Meloni ha gioco facile nel definirsi ironicamente l'unica "monogama" della coalizione, mai inciuci col Pd come Berlusconi, mai patti con i grillini come Salvini: "Spero che il centrodestra qui unito sia di un buon auspicio anche per la nazione, augurandomi che ci sia un nuovo governo che condivida i valori fondamentali".

"L'esito delle Regionali non influenzerà il governo nazionale", ripete ancora il leader della Lega che evita accuratamente di parlare dei grillini nelle vesti di avversari. Non affonda colpi per non generare imbarazzi ma pure per non irritarli in una fase particolarmente delicata a Roma. Serve tatto nei confronti dell'ostico avversario anche per chi non è solito usare i guanti in campagna elettorale: la Giunta delle immunità del Senato ha iniziato a esaminare il caso Diciotti, che vede pendere sulla testa di Salvini una richiesta di autorizzazione a procedere per sequestro di persona della procura di Agrigento. E i 5 Stelle, alle prese con un dilemma esistenziale tra l'alleato Salvini e i giudici, ancora non hanno assunto una posizione ufficiale su come voteranno a Palazzo Madama.

Sarà un caso, ma la pagina Facebook del ministro dell'Interno che racconta con dirette video ogni comizio per aggiornare in tempo reale i suoi tre milioni e mezzo di follower, stranamente non trasmette la conferenza stampa del centrodestra unito, dove è atteso l'intervento di Salvini. Silenzio social che si interrompe solo quando il leader della Lega parla, da solo, sul palco del Palazzetto Giovanni Paolo II un'ora dopo per la chiusura della campagna elettorale leghista. La conferenza è stata invece trasmessa sul profilo ufficiale di Berlusconi e su quello del candidato del centrodestra Marsilio. In ordine sparso anche sui social, segno dell'unità di un tempo oggi svanita.

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